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mercoledì 4 maggio 2011

Pagine di quaderno: Il corpo femminile si scopre nel Novecento

Questa è una ricerca che ho scritto non troppo tempo fa, mi fa piacere pubblicarla qui, spero la troviate interessante :)


Il Novecento è stato un secolo ricco di avvenimenti senza precedenti ed ha cambiato molti aspetti della vita, anche quotidiana. Significativi cambiamenti sono avvenuti nella sfera del mondo femminile: questo secolo ha modificato la concezione e la posizione sociale della donna, il modo di esibire, di nascondere e di concepire il corpo. Se ne avvertono sintomi avvertono già alla fine del XIX secolo, con la belle époque cambiano i rapporti uomo-donna e quest’ultima acquista maggiore libertà: lo sport consente l’incontro fra i giovani e diventa abitudine diffusa nell’ambiente borghese la villeggiatura, malgrado le polemiche per l’eccessiva esposizione del corpo femminile nelle località balneari. Con la prima e in seguito con la seconda guerra mondiale la donna diviene più autonoma e si assume responsabilità (spesso deve supplire la mancanza degli uomini, arruolati e quindi assenti). Miglioramenti consistenti della qualità di vita femminile si ebbero negli anni del secondo dopoguerra, gli anni del miracolo economico, e furono piccoli cambiamenti a modificarla in maniera decisiva, l’uso delle bombole di gas e la diffusione, negli anni ’50 e ’60, degli elettrodomestici liberarono le donne da molte delle fatiche quotidiane.

In questo secolo il costume e la moda cambiano ,dalla crinolina si passa ai tessuti sintetici. La moda di fine Ottocento abbandona le stoffe pesanti e le stecche dei corsetti, che “imprigionavano” la figura femminile; negli anni ’80 l’art nouveau e l’alta moda propongono vesti più sciolte e fluenti. A partire dai primi anni del Novecento le gonne diventano aderenti, lasciando intuire le forme femminili, è in questa veste attillata che le Suffragettes si battono per il diritto di voto. Nel primo dopoguerra gli orli si accorciano al ginocchio, intorno al 1925 i vestiti a tubino e la semplice eleganza predicata da Coco Chanel  pongono fine all’uso dei busti e alla proibizione di mostrare le gambe. È interessante notare come si modifichi la lunghezza delle gonne (e di conseguenza quanto il corpo sia mostrato o nascosto) negli anni: negli anni ’20, anni dello sviluppo di Wall Street, le gambe si scoprono fin sopra il ginocchio; le gonne tornano poi ad allungarsi con la crisi del ’29 per poi riaccorciarsi dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1964 Mary Quant inventa la minigonna e facendola indossare alla diciassettenne Twiggy segna una data cardine nella storia della moda. Con questa svolta il corpo femminile scopre le gambe e si ha una rivisitazione di un indumento da tempo presente ma che si coniuga con nuovi materiali. Le calze, un tempo solo di seta con la “riga dietro”, che dovevano coprire caviglie e polpacci, vengono prodotte già dagli anni Trenta  in nylon; con la nascita della minigonna le gambe si vestono di colori vivaci grazie alle collant (che non più nascondono ma mettono in evidenza). Questa tendenza ad esibire lascerà  spazio ad una linea più conservatrice, almeno fino alla diffusione, negli anni Settanta, degli “hot pants” cortissimi pantaloncini  spesso in materiale sintetico.

Il corpo della donna si scopre nel Novecento, non solo con i vestiti ma anche nella pittura e nella fotografia. Il tema del nudo è presente con fini satirici, nell’editoria, o simbolici, nell’arte (“Les Demoiselles d’Avignon” di Picasso): in questo secolo il corpo della donna è rappresentato in modi che si differenziano dai canoni tradizionali, talvolta anche in modo inquietante (come nei quadri di Salvador Dalì). Alla pittura si affianca la fotografia, che toglie all’arte il compito di rappresentare la realtà, consentendo la perdita di realismo nella pittura e nella scultura, che rappresenteranno non più la verità oggettiva ma il mondo interiore dell’artista.

Con la diffusione “popolare” degli apparecchi fotografici negli anni ’50 e ’60, essa inizia ad essere considerata anche come nuova forma di espressione. In questo periodo, nel 1953, nasce Playboy, la prima rivista a carattere esplicitamente erotico; il corpo femminile è mostrato senza veli, esposto. Dopo Marylin Monroe, Brigitte Bardot e Anita Ekberg (il primo nudo integrale) posare sulle pagine della rivista diventa un sogno nel sogno americano, un modo per avere successo. Nella rivista trovano spazio anche interviste a personaggi quali Martin L. King o i Beatles e i disegni di Andy Warhol e Alberto Vargas che già dagli anni Trenta rappresenta ragazze dal fisico procace, ma con un aspetto ingenuo, in sintonia con i soggetti scelti da Hefner e che andranno a costituire l’immagine della pin-up. Queste ragazze sono bellezze tipicamente americane, diverse però dalle misteriose dive degli anni ’30, sono ammiccanti e sorridenti e saranno particolarmente apprezzate dai soldati americani impegnati al fronte. Gambe lunghe, seno prosperoso e naso “all’insù” sono i canoni di bellezza che si impongono in questo periodo; da questi nascono le ballerine stripteuse e il genere burlesque. Negli stessi anni il nudo arriva anche in Italia, nel fumetto (per esempio in“Valentina”), al quale Umberto Eco attribuisce dignità artistica.

Come cambia l’ideale di donna perfetta negli anni si può capire anche dall’evoluzione della bambola più famosa del mondo, Barbie. Nata nel ’59, caratterizzata da “vitino di vespa”, coda di cavallo,gambe ben tornite e venduta in costume(i vestiti,da acquistare a parte, sono solo accessori), sarà indossatrice dei trend della moda parigina e modificherà acconciature e fisico seguendo i cambiamenti dei canoni estetici. Negli anni Novanta nasce la Barbie snodata,  viso e fisico sono più realistici. Negli anni 2000 la bambola viene dotata di un ombelico, ancora una volta un corpo non solo per i vestiti ma anche da esibire in bikini. Nel ’97 il bacino è stato allargato perché si temevano le conseguenze psicologiche sulle ragazze.
Questa problematica è molto attuale; la moda e la pubblicità propongono modelli irreali, il nudo è troppo spesso usato per convincere all’acquisto, seducendo gli uomini e attirando l’attenzione delle donne puntando sull’identificazione. Queste rappresentazioni stereotipate, diffuse a livello  internazionale,possono influire negativamente sulla costruzione dell’identità di individuo delle nuove generazioni, esposte a questi modelli fin dall’infanzia. Occorre prendere consapevolezza che il confronto forzato con modelli irreali porta inevitabilmente conseguenze negative, è quindi necessario proporre un modello alternativo, più vero, di bellezza, che valorizzi le caratteristiche (anche i piccoli difetti) che rendono unica ogni donna.

1 commento:

  1. studia anatonia invece di postare la roba sulle barbie e playboy!! ^^
    skerzo lau! hai fatto un lavorone!!

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